Siamo stati incerti se pubblicare o meno questo post, visto che la sala in cui i preziosi manufatti dello scultore Domenico Napoletano (1465 - 1538) sono esposti, presenta una soglia di due gradini che rende difficile, se non impossibile l'accesso alle persone in sedia a rotelle, soprattutto quelle elettroniche più pesanti.
Poi abbiamo pensato che l'opera è di tale bellezza e intensità che è giusto comunque darne conto ai nostri "seguaci"; inoltre, avendo scritto al direttore del museo di San Martino, a Napoli, speriamo prima o poi di ricevere qualche riscontro e di veder realizzare quella piccola opera che renda accessibile il salone.
Di che stiamo parlando? Meglio lasciare la parola al tabellone che si trova all'inizio dell'esposizione, che, va detto, ha carattere permanente:
E' il 1964 quando, durante i lavori nella chiesa di Sant'Eligio al Mercato, distrutta dal bombardamento americano del 1943, vengono ritrovati nelle murature della Cappella dei Lani frammenti in terracotta raffiguranti volti, vesti, motivi vegetali ed elementi architettonici.
Fonti rinascimentali consentono di attribuirli all'apparato decorativo realizzato da Domenico Napoletano per la Cona posta sulla parete di fondo, dietro l'altare, e per le lunette delle pareti laterali della cappella dedicata a San Ciriaco, protettore della corporazione dei macellai (i lani). Il rinvenimento della firma e della data su un frammento della Natività ne attesta il completamento al 1517.
La ricostruzione dei 1072 pezzi ritrovati, solo parte del complesso originario, rivela che doveva trattarsi della più grande opera in terracotta policroma del Rinascimento meridionale. Nonostante le lacune si può riconoscere il tema dell'insieme: la profezia della nascita di Cristo e la promessa di redenzione.
Il testo prosegue raccontando come le opere siano state rimosse, secondo le normative del Concilio di Trento, perché danneggiate da vari terremoti e successivamente, fra il 1767 ed il 1776, interrate durante la ristrutturazione della chiesa operata da Ferdinando Fuga.
Ciò che vediamo oggi esposto è il risultato di un lungo lavoro di restauro e racconta un'ipotesi di ricostruzione del messaggio della raffigurazione, molto suggestiva nonostante la grande mole di materiale andato distrutto. Questo grafico rappresenta questa ipotesi:
Questo è il salone che ospita l'esposizione e questa è la soglia di due gradini, che sono più alti di quanto sembrano qui:
Speriamo che questo minimo ostacolo, questa minima barriera architettonica, possa essere presto rimossa, insieme con quella, identica, della sala di fronte.
BUONE FESTE A TUTTI!!!
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