Nonostante il caldo, continuiamo nella nostra ricerca e valorizzazione dei piccoli musei campani, che abbiano quelle caratteristiche di accessibilità che li rendono fruibili dalle persone in carrozzina. Quando poi, come in questo caso, all'accessibilità si unisce l'esposizione di materiale particolarmente interessante, il piacere è doppio.
Martedì 18 ci siamo recati nella cittadina di Sarno (SA), diventata tristemente famosa nel 1998 per la disastrosa alluvione che causò più di cento morti; lo scopo era la visita del Museo Archeologico Nazionale della Valle del Sarno (*), una piccola struttura statale ospitata nel settecentesco Palazzo Capua, di cui mostriamo il bel portale in pietra:
Il Museo è raccontato benissimo nel sito del MIC (https://www.beniculturali.it/luogo/museo-archeologico-nazionale-della-valle-del-sarno), il cui testo saccheggeremo senza ritegno; per parte nostra aggiungiamo che, per chi viene con la propria auto, una cinquantina di metri prima dell'ingresso del museo, su Via Camillo Benso Conte di Cavour, sono disponibili alcuni posti auto per disabili.
Il Museo, inaugurato l’1 luglio del 2011, ha soddisfatto l’esigenza di far conoscere i ritrovamenti archeologici provenienti da tutto il territorio dell’Agro Nocerino-Sarnese, dall’età preistorica fino al periodo medievale.
In un percorso articolato cronologicamente è esposta, oltre ad una piccola scelta di materiali preistorici (IV millennio – X sec. a.C.), una selezione dei corredi funerari delle necropoli protostoriche della Valle del Sarno (IX –VI sec. a.C.), importantissime testimonianze di una particolare espressione della “Cultura delle tombe a fossa” diffusa all’epoca in diverse aree dell’Italia antica.
Particolarmente suggestivo è il ricco corredo funebre della tomba 818, femminile, di età orientalizzante (metà VIII – inizio VII a.C.), che evidenzia l’importante ruolo sociale rivestito dalle donne di rango nella cultura indigena dell’epoca.
Il corredo è impreziosito da monili in argento, faience, ambra, bronzo, quali un’ importante fascia fermavelo, fibule, armille, collane, scarabei, anelli, bracciali e un cinturone che ornavano il corpo e il vestito, mentre il corredo vascolare di argilla e d’impasto è di produzione locale, d’importazione e di imitazione greca e si caratterizza per una ricca varietà di forme e decorazioni.
Questi invece sono alcuni reperti della Villa di Numerio Popidio Narcisso, ritrovati nella vicina Scafati; la villa fu distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la stessa che distrusse Pompei:
Notevoli le ricostruzioni delle tombe a cassa - della seconda metà del IV sec. a.C., rinvenute in località Galitta del Capitano a Sarno, realizzate in tufo, intonacate e dipinte con scene figurate policrome, mirabilmente conservate, che rappresentano esempi pregevoli di una produzione diffusa nell'Ager Campanus e nella Lucania antica , e di cui si conoscono importantissimi esempi a Capua, a Nola e a Paestum.
La tomba detta “del Cavaliere” raffigura la scena consueta nella pittura funeraria dell’epoca, del "ritorno del guerriero accolto dalla famiglia": il cavaliere fa ritorno a casa carico delle spoglie del nemico vinto, in compagnia di un secondo guerriero più giovane e sono accolti dalle donne che porgono loro la rituale libagione. Inconsueta la raffigurazione del cavaliere, canuto.
Il secondo piano del Palazzo, che costituiva il “piano nobile”, è ancora in fase di restauro, ma conserva notevoli pareti e soffitte affrescate del XVIII sec.
E allora, nell'attesa che questi restauri siano ultimati e potremo ritornare al museo per vedere i tanti reperti che ancora non è possibile esporre, passiamo alla parte "rifocillatoria" del nostro post, indicandovi il ristorante che abbiamo trovato, di ottimo livello e pienamente rispondente ai nostri requisiti:
Osteria dei Sarrasti (*)
Via Ingegno 6, Sarno
081 967266 / 339 5792399 https://osteria-dei-sarrasti-sarno.eatbu.com
(*) simbolo che indica la presenza di servizi igienici attrezzati per disabili
E magari, quando torneremo a Sarno, riusciremo a recarci in località Foce, dove esiste un parco fluviale che, a giudicare dalle foto sulla pagina Facebook, dovrebbe essere accessibile in carrozzina. Se qualcuno di voi ci andrà prima di noi, ce lo faccia sapere e magari ci invii le foto.